Giovani generazioni degli italiani nati all’estero. Resoconto del seminario
Nel seminario che si è tenuto nei locali della Camera dei Deputati giovedì 11 ottobre, le preoccupazioni demografiche dell’Italia, che sarebbe seconda al mondo per l’innalzamento dell’età dopo il Giappone, e di un sistema economico che rischia di divenire più fragile per la mancanza di apporti umani più freschi, si sono intrecciate con quelle della debolezza delle istituzioni preposte, che apparentemente ostacolano la mobilità degli italiani. Il tema era il contributo e il ruolo delle giovani generazioni degli italiani all’estero al paese di origine in questa fase così delicata, anche in funzione di rientro. E ne dibattevano, per iniziativa di un gruppo di operatori e studiosi, esperti, parlamentari, docenti universitari e ricercatori di centri studi specializzati.
Il giornalista Rai, LUCIANO GHELFI, presentando i lavori si è soffermato sull’importanza di un’Italia allargata ricordando come gli italiani preesistessero alla formazione della stessa nazione. Sottolineata l’attenzione al tema da parte dello stesso Quirinale, si è soffermato sull’importanza che hanno istituti e iniziative come il turismo di ritorno delle giovani generazioni, l’insegnamento della lingua italiana all’estero e l’attrattività delle università nostrane nei confronti degli studenti di origine italiana nel rendere effettivo il collegamento tra il nostro paese e chi lo pone al centro dei propri interessi.
FABIO PORTA, presidente nella scorsa legislatura del Comitato parlamentare degli italiani nel mondo, si è lamentato di come in Italia si veda prevalentemente con l’occhio del burocrate il tema dell’emigrazione, per cui sarebbe opportuno agire per esempio sul fronte della cittadinanza rendendone l’ottenimento meno complicato. Riferendosi al tema principale dell’incontro, in particolare a quello connesso con I’invecchiamenti del Paese, non ha mancato di sottolineare che questo comunque ha la fortuna di avere gli italiani all’estero come opportunità. Per giunta in larga misura giovani, come in Brasile dove esiste la più vasta comunità italiana costituita da circa 35 milioni di italiani e discendenti, ai quali va presentata un’Italia più attrattiva e meno provinciale. Si tratta di trarre insegnamento che ben 650.000 giovani di diverse generazioni che vivono all’estero fanno turismo in Italia. Bisogna incrementare gli scambi universitari, l’informazione e, nella medesima prospettiva d’ingresso nel nostro paese, favorire lavoro, intrapresa economica e formazione per i giovani discendenti da emigrati italiani in modo che possano sintonizzarsi immediatamente col nostro Paese.
Uno dei più autorevoli storici dell’emigrazione italiana, EMILIO FRANZINA, coglie proprio nel mancato insegnamento di questa storia nelle scuole, l’incapacità di larga parte del paese e delle stesse istituzioni di cogliere l’importanza della mobilità degli italiani nel rendere il paese più ricco, avanzato e aperto. Se si trascura l’approccio storico, la tendenza a chiudersi nel nazionalismo rifiutando le migrazioni sarà inevitabile; e, magari, in nome del primato dei propri cittadini, l’esito non potrà che sprofondare in un pericoloso egoismo nazionale in un tutti contro tutti.
Il tema delle migrazioni è stato affrontato anche da FRANCO PITTAU, del Centro studi Idos. Da qualche tempo i conti sono pareggiati. Ai circa cinque milioni d’italiani che risiedono fuori corrispondono altrettanti stranieri in Italia, ed egualmente a chi esce ogni anno – tre/quattrocentomila – corrisponde in egual misura chi entra. Ma lo sbilancio demografico va sempre più in direzione tra il numero maggiore delle morti rispetto alle nascite. Da qui la necessità di favorire l’ingresso di giovani italiani di seconda e terza generazione, laddove uno strumento nuovo, accanto a quelli già esistenti, potrebbe essere la sponsorizzazione delle famiglie di origine in Italia.
L’appello a non fare distinzioni tra chi emigra viene accolto favorevolmente dal Senatore di Cinque Stelle, GIANNI MARILOTTI, che si dichiara contro ogni chiusura aprioristica. L’apporto di nuove energie giova al paese e contribuisce a risolvere i problemi di una popolazione che va sempre più avanti negli anni, aspetto che compromette il futuro del paese. Tutti temi, assicura, sui quali vi è tutta la buona volontà del Movimento Cinque Stelle a farli propri e mandarli avanti.
Il ricercatore dell’Università di Ginevra, TONI RICCIARDI, auspica che si trovi il modo di connettere le migrazioni, trattandosi di un processo globale. Si tratta comunque di problemi sui quali è necessario trovare il modo di informare e coinvolgere il grande pubblico, anche per evitare l’affermarsi di una contrapposizione tra chi possa essere il migliore tra chi entra o chi resta. E non concentrare le attenzioni solo nei cosiddetti cervelli, dal momento che appare assodato che il 60% degli italiani che escono sono lavoratori generici e non laureati.
Ne è seguito un ampio dibattito moderato da GIANNI LATTANZIO, sempre attento a sottolineare i vantaggi al paese da un raccordo col mondo giovanile italiano all’estero soprattutto in termini di scambi. In esso DANIELE MARCONCINI, presidente dei Mantovani nel mondo, uno degli organizzatori, auspica che l’iniziativa possa costituire un laboratorio esperienziale, funzionale in qualche modo alla formazione di nuove leve per l’Italia. In questo senso è urgente creare tavoli di lavoro, trovare nuovi spazi e motivi d’incontro e di elaborazione. La positività e la circolarità dell’apporto giovanile al nostro paese è stato sottolineato da DELFINA LICATA, curatrice del Rapporto Italiani nel Mondo per la Fondazione Migrantes, la quale auspica, tra le altre cose, il coinvolgimento dei diretti interessati a cui è rivolto il seminario in momenti di riflessione come quello organizzato. Nei diversi lavori di ricerca portati avanti dalla Migrantes, infatti, molteplici sono le collaborazioni con professionisti di origini italiane degli ambiti più diversi, i quali hanno spesso idee e punti di vista innovativi rispetto a quelli che possono essere maturati dall’Italia.
FRANCESCA MAZZUZI, del Cedise, ha presentato dati quantitativi e svolto un’analisi delle difficoltà e resistenze che incontrano gli italiani (e discendenti) che intendono tornare in Italia o come cittadini o con altro tipo di permessi, chiedendosi se non ciò non sottenda per caso una volontà politica. Il particolare mondo dell’arte, nelle sue interazioni con l’Italia e l’estero, con luci e ombre, è stato messo sotto analisi dall’artista figurativa OMBRETTTA DAL MONTE, cui è seguito il giornalista MASSIMILIANO NESPOLA che posto in luce le caratteristiche e le difficoltà della presenza giovanile italiana nell’Inghilterra che affronta la Brexit. Il giovane avvocato siciliano, in qualche modo “rientrato” dagli USA, ANGELO MALIZIA, ha raffrontato le potenzialità attrattive del nostro paese con quelle più reali dell’America che rendono quest’ultima destinata ad attrarre i flussi se in qualche modo non si estendono al nostro paese le conquiste del Nuovo Mondo. Dedicata al ruolo dell’associazionismo è stato l’intervento di un altro organizzatore dell’evento, MARCO APPOGGI, presidente dei Vicentini nel mondo, che ha individuato un ruolo delle associazioni degli italiani all’estero solo nella misura in cui queste riescano a essere all’altezza di una situazione spesso mutata rispetto alla percezione delle loro classi dirigenti. CIRIACO ACAMPA, del Rotary di Roma, ha presentato un esempio di buona pratica con l’assegnazione di borse di studio nell’arte culinaria, finalizzata a rafforzare i rapporti tra Italia e Usa. Il professor ANDREA VILLARINI, dell’Università per stranieri di Siena, ha fatto il punto dell’insegnamento della lingua italiana all’estero, sottolineando che tra gli italiani all’estero manca in gran parte un’idea d’italianità e perciò è necessario abbandonare l’idea dell’italiano come lingua delle origini, ma piuttosto è meglio procedere a insegnarlo come una lingua straniera.
La direttrice di Altreitalie, MADDALENA TIRABASSI, che non ha potuto essere presente fisicamente al seminario ha comunque mandato le sue considerazioni, che si rifanno soprattutto allo studio appena pubblicato sul voto italiano all’estero. Da questo si evince come tra vecchie e nuove generazioni di italiani all’estero sia sempre più accentuata la divaricazione e come le seconde manifestino bisogni molto differenti dalle prime. Cosa di cui inevitabilmente non potrà non tenere conto chi si approccia al problema dell’inserimento in Italia di giovani generazioni di italiani all’estero e discendenti dei migranti di un tempo.
In sede di conclusione ALDO ALEDDA, coordinatore scientifico del seminario, ha osservato che l’Italia non può mantenersi estranea alla mobilità globale che, secondo un’inchiesta Gallup, vede il 14% della popolazione mondiale aspirare a trasferirsi in un paese più ricco, cosa che, secondo certi studi, raddoppierebbe la ricchezza del pianeta. Pur tenendo conto delle cautele e dei timori dei residenti e senza drammatizzare la perdita dei cosiddetti cervelli, che si muovono seguendo la logica di professioni più elevate sul mercato globale, occorre stimolare il sistema paese ad accogliere giovani generazioni di emigrati di ritorno più agevoli da integrare. FABIO PORTA, dichiarandosi soddisfatto della riuscita dell’iniziativa, ha proposto la costituzione di un gruppo di lavoro sui diversi punti sollevati presentando proposte e conclusioni a momenti allargati alle istituzioni e al mondo organizzato degli italiani all’estero.
Infine MASSIMO UNGARO, deputato eletto all’estero per il PD, ha assicurato tutto il suo impegno e quello dei colleghi per trovare momenti di trattazione sempre più qualificata e operativa dei problemi sollevati nel corso del seminario.