Diciamoci la verità. In Italia
c’è stata sempre una profonda idiosincrasia nei confronti di chi si muove. Sia
che arrivi da fuori – fenomeno per il quale il nostro popolo si è guadagnato il
titolo del più razzista d’Europa – sia verso il connazionale che decide di
emigrare all’estero, che spesso è dipinto alla stregua di un traditore della
patria. Ma è anche vero che la qualifica di razzista contrasta con la fama, che
pure godiamo, di gente ospitale e amichevole. Allora che cosa siamo? Siamo una
società chiusa, che si pasce della sua chiusura opponendo a chi la osserva o ha
semplicemente a che farne l’orgoglio della sua cultura e della sua tradizione
oppure, al contrario, mostriamo il volto di una popolazione profondamente depressa
e insicura, giusta l’ultima fotografia che ha scattato il Censis.
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