COMUNICATO STAMPA
COMUNICATO STAMPA
(Roma, 26 febbraio 2020)
Gli interventi finanziari pubblici dello stato e delle regioni a favore delle iniziative e degli organismi degli italiani all’estero si sono ridotti ulteriormente con la legge di stabilità, passando, nel giro di un ventennio dai 200 miliardi di lire – calcolati nel 2001 dalla cabina di regia della Conferenza Stato Regioni CGIE – a qualche decina di migliaia di euro attuali. Logica conseguenza di una finanza pubblica in affanno che sacrifica spese ritenute non prioritarie o scetticismo di circoli governativi sulla possibilità di contare, per esempio, per l’affermazione nel mondo del Made in Italy o della sua cultura su una vasta platea di italiani e loro discendenti calcolata in 80 milioni di persone e in circa 250 milioni di “italici”? Forse l’uno e l’altro?
Contro queste restrizioni per prime si sono levate le voci dei parlamentari eletti nella circoscrizione estera e dei consiglieri del CGIE. Per questo motivo il Comitato 11 ottobre d’iniziativa per gli italiani nel mondo ha deciso di mettere a confronto parlamentari, consiglieri CGIE e altri attori istituzionali con giornalisti, esperti, esponenti dell’associazionismo su questi delicati temi, in particolare cercando di capire se un tale sforzo finanziario possa considerarsi un investimento o meno per il nostro paese e la sua economia, inclusa quella basata sul turismo e i beni culturali.
L’iniziativa inizialmente organizzata nella Sala Stampa della Camera dei deputati, a seguito della decisione dell’autorità responsabile di non aprire al pubblico questo e analoghi spazi dell’istituzione parlamentare a causa dell’emergenza sanitaria del Paese, sarà gentilmente ospitata presso la Galleria la Pigna nel Palazzo Maffei Marescotti in via della Pigna 13/A Roma, quindi fisicamente poco distante dalla sede iniziale.
La decisione di salvaguardare l’iniziativa in tutti i casi l’iniziativa è stata presa dal Comitato 11 ottobre non solo in considerazione del carattere ristretto e non aperto al pubblico dell’evento ma anche come un gesto che nel piccolo s’intende fare perché non si dia l’impressione a livello internazionale – in questo caso ci esponiamo in particolare verso gli italiani all’estero che ci seguono e ci hanno già mandato i loro contributi, alcuni dei quali già pubblicati nel sito – che nel nostro Paese ogni pretesto o emergenza appaia buona per rallentare in qualche modo le sue attività.
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